Mastoplastica additiva - Ghiandola mammaria

Mastoplastica - Morfologia mammaria

ANATOMIA
Quando consideriamo l’anatomia e la morfologia mammaria, quando sottoponiamo il seno a una visita di tipo clinico o quando scegliamo la tecnica chirurgica più adatta per intervenire (mastoplastica additiva, ecc.) dobbiamo sempre considerare la componente ghiandolare, la cute e il NAC.

La Ghiandola Mammaria
Il termine ghiandola mammaria per il chirurgo non sta tanto a significare il tessuto ghiandolare vero e proprio, quanto piuttosto l’insieme della massa sottocutanea che costituisce la mammella e che è formata da tessuto epiteliale, connettivo e adiposo. Gli elementi ghiandolari sono più evidenti alla periferia, che è molle e ben vascolarizzata. La porzione centrale, meno mobile e meno irrorata, presenta una quantità inferiore di elementi ghiandolari, dotti escretori e tessuto connettivo.
Gli acini sono fittamente raggruppati attorno ai canali alveolari, come i "grani di mais su di una pannocchia" (Fig. 2).

  1. dotti alveolari fanno capo a un dotto interlobulare che forma un grappolo di lobuli attorno a un dotto mammario che, a sua volta, costituisce il lobo ghiandolare. I dotti interlobulari, o dotti mammari, convergono poi in direzione del capezzolo.
  2. lobi ghiandolari sono separati da setti fibrosi; altri setti, molto meno densi, suddividono i lobuli. E’ molto diffìcile visualizzare i setti fibrosi ed è pressocchè impossibile determinare con esattezza i singoli lobi.

La ghiandola mammaria è formata dall’insieme dei lobi e risulta ancorata alla cute. Tra ghiandola e cute non esiste una struttura anatomica simile a una capsula.
Sulla faccia anteriore della ghiandola il tessuto adiposo si dirada in direzione della porzione centrale e, in corrispondenza del complesso areola-capezzolo la cute è in intimo contatto con la ghiandola stessa. Nelle altre parti questo strato adiposo è attraversato da tralci connettivali, i legamenti di Cooper, che congiungono la faccia profonda del derma alla ghiandola e penetrano quest’ultima sotto forma di "cuspidi fibro-ghiandolari"; la mastectomia sottocutanea deve sempre rispettare scrupolosamente l’importanza di ognuno di questi elementi. Non si può eseguire una mastoplastica sottocutanea in maniera frettolosa, così come non è possibile sfruttare una via chirurgica di approccio troppo ristretta.
Sulla faccia posteriore della ghiandola lo strato adiposo è molto più sottile e separa la ghiandola dal piano muscolare sottostante.
La circonferenza ghiandolare, che risulta nettamente delimitata sulla faccia profonda della cute, coincide con le estremità delle cuspidi fibro- ghiandolari e con i tratti più periferici del legamento di Cooper.
Clinicamente questo limite è in rapporto con il solco sopra e sottomammario e con la porzione mediale del seno, in prossimità dello sterno; nel tratto laterale, lungo la linea ascellare anteriore, la demarcazione è meno netta. Questa precisazione deve essere sempre tenuta a mente da coloro che operano ma disdegnano la realtà anatomica o chirurgica della piega sottomammaria. Quest’ultima, infatti, è in rapporto con il tratto inferiore del legamento di Cooper. La cute del seno cade al di sotto della cute toracica.
Dal punto di vista chirurgico, la struttura fibrosa della mammella assume minore importanza rispetto al modo in cui questa aderisce alla cute. È in intimo contatto con la superficie posteriore dell’areola e del capezzolo, mentre l’adesione è molto più lassa alla periferia.
A tal proposito, è bene fare una distinzione fra due diversi tipi di mammella:

  1. quello che può definirsi plastico, nel quale cioè la ghiandola è duttile e la struttura fibrosa si presenta elastica e non fermamente adesa al piano cutaneo, e
  2. quello non-plastico in cui la ghiandola, essendo andata incontro a un processo degenerativo fibro-adiposo, appare fìssa; si ha una completa adesione al piano cutaneo e, in questo caso, ghiandola e cute formano un tutt’uno. E’ ciò che viene definito "seno rigido".

Tale distinzione è fondamentale poiché nel primo caso è possibile praticare una mastoplastica, mentre nel secondo il seno non può essere rimodellato perchè si potrebbe causare un blocco nella vascolarizzazione venosa e compromettere addirittura quella arteriosa.

Esiste anche un’altra differenza molto importante. I seni che mostrano una adesione lassa tra cute e ghiandola, nei quali si ha una distensione dei legamenti di Cooper; in questi casi lo scollamento cutaneo-ghiandolare non compromette la stabilità del seno che è stato ridotto. I seni in cui è evidente un’unità cutaneo-ghiandolare con un’intima adesione fra ghiandola e cute; in questi casi tale unità va conservata poiché rappresenta il fattore fondamentale in grado di garantire la stabilità dopo la riduzione della mammella.

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